Luoghi abbandonati, come la mente lasciata tra le soglie del silenzio, dove le paure prendono il sopravvento non lasciando spazio ai desideri, segno di una civiltà assente, di una società cieca di una umanità estinta.
Ex ospedale psichiatrico di Rovigo " Le Granzette"
Cerco
ma dove?
Il centro
dove tutto ruota attorno,
dove?
E' come un atomo impazzito
dove ogni elemento
é tutto,
é nulla,
dove il singolo
é
se stesso e basta.
Ma mai sarà vano
cercare
la giusta energia
per ricomporre
ciò che é disperso.

L'ufficio ormai vuoto, il primo passo verso la vera pazzia.
L'ufficio contabile

Tutto ha un costo, e la pazzia costa il doppio, 
l'economia mentale é fallita nel momento dell'abbandono
L'archivio

L'alba e il tramonto s'uniscono
in chi non ha memoria,
l'oblio allora sarà
Destino
L'infermeria

Per curare il corpo a volte basta la scienza
per curare la pazzia servirebbe l'amore.
L'infermeria 2

Solo un cerchio di luce
sul tavolo della mente
delimita lo spazio
tra la ragione e la pazzia.
La sala d'attesa

Portami con te
come canto
o luce
che nell'aria si diffonde.

Non mi opporrò.

Portami con te
e
vincendo le ultime strenue resistenze
che la paura oppone
aprirò gli occhi
e ti leggerò l'anima.
Il letto d'angolo

Svanita ormai ogni speranza,
il ritorno al tetto natio
s'è perso
col frettoloso abbraccio
 e un falso sorriso.
Il gabinetto

Una porta aperta,
la pazzia non ha intimità
ma solo paura
indifferenza.
Lavelli

Un momento di gioia forse,
un lampo di ricordi infantili,
nel gettare l'acqua sul viso del compagno
e vederla gocciolare in terra 
in un assordante rumore.
I pazzi osano

dove la mente vacilla
e fugge il cuore
la speranza è 
senza un tetto.
La Credenza

Fermo e silenzioso
questo luogo,
ma rimane persistente
nella flebile luce
il rumore dei respiri,
e nuove forme si svelano
in lontananza.
La tavola apparecchiata

Il respiro
s'é fatto calmo
il battito del cuore anche,
l'universo vissuto prende forma,
immobile
perennemente
presente
oltre il tempo.
La mensa.


L'ultima colazione

Le ceramiche

Tra le tenebre si fa spazio la luce

L'ansia,
matrice d'ogni forma,
diede d'incanto alla luce,
come incosciente madre, un amore deformato.
Dov'era la gioia
solo in un domani futuro
lo scopriremo.

La stanza della televisione

E i pazzi siamo noi,
consapevolmente schiavi
d'immagini
che confondono il
tutto
con
l'io,
il 
te con il me
rendendo il
"leggere tra le cose"
imprigionate nel non senso.
La chiesa

Il mio vangelo
non é di Marco ne Matteo,
non é di Luca ne Giovanni.
E' il vangelo secondo gli uomini,
il racconto segreto
di un attimo di vita accanto a Te,
amandoti con fede fervorosa e fragile,
vacillante sempre.
Ma spero,
e scopro la legge dell'amore
nel desiderio d'essere amato.
La benedizione
In libro canticorum

L'altare

Si fa luce ora
nel silenzio assorto del meriggio,
solo a tratti interrotto
dallo stormire delle foglie,
o dal soave cantico
che il Dio che rinnova lo spirito
ha donato agli uccelli.

S'ergon
come mani al cielo volte,
gli ultimi rami alti
dei platani
e dei ciliegi in fiore,
sicuri
che ad ogni domanda c'é risposta
ad ogni lacrima fa luce un sorriso
ad ogni preghiera
c'é un dio in ascolto.
Si fa luce ora,
non ostante
che il buoi la fuori
chiama invano il mio
cuore.
L'atto ardito

Vago....
Senza sapere...
I contorni indefiniti, 
appena accennati;
so con certezza chiara che esisto,
ma oltre questo é tutto una domanda.
Dovrei avere risposte,
il vissuto,
l'esperire,
il tempo trascorso quotidiano.
Essere e divenire
dovrebbero incontrarsi nel tempo e nello spazio,
inesistente è la grave forza che può unire essi.
E' restare sul bordo, 
nell'orizzonte degli eventi
dove può accadere, può esistere,
esisterebbe semplicemente attraversando.
Magari solo quell'attimo
quell'infinitesimo di tempo
che dà luce alla coscienza, alla conoscenza;
alle risposte ponte
che attraversano essere e divenire.
Ma il vero é che sta tutto nella speranza.
L'esistere  é che il desiderio odierno,
il progetto di vita,
prenda forma domani.
La speranza,
oltre questo vaghi contorni,
come nebbia in inverno.
Il viale della libertà

C'é silenzio,
si fa spazio la luce tra tardanti tenebre,
mentre l'ultima rondinella torna al sud,
al rifugio natio.

Solitaria un'ombra rimane,
persistente, quasi feroce,
ad indicare un passato
che indelebile resta
segnando il trascorso.

Ma come rondine pellegrina 
ritornar nel luogo di vita,
far luce nuova 
per nuova esistenza;
sempre.
I segni che il tempo
abbandona sui corpi,
come ombra nella notte,
prenderanno forme novelle
alla luce
del giorno futuro.



L'ospedale psichiatrico Re Vittorio Emanuele III, fu una struttura ospedaliera destinata alla degenza di malati con problemi psichiatrici sito a Granzettefrazione del comune di Rovigo, rimasto attivo per gran parte del XX secolo.
Il 29 novembre 1929, venne inaugurato l'ospedale psichiatrico di Rovigo, dopo vent'anni dall'avvio della costruzione. Dalla capacità di 320 posti letto, fu dedicato al "Re Vittorio Emanuele III".
I malati vennero ricoverati solo a partire dal 20 marzo 1930 e provenivano da tutti gli ospedali civili della provincia di Rovigo. Nel giro di tre mesi vennero accolti 350 alienati e dal 1980 non vennero effettuati altri ricoveri. Nel 1995, alla chiusura dell'ospedale, i pazienti vennero trasferiti in altre sedi.
(fonte wikipedia)

Testi  e foto di Stefano Petitti, tutti i diritti riservati.
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